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Le Tegnùe (EN)

Le Tegnùe (EN)

Fin dal XVIII secolo era già ben nota la presenza di rocce sommerse al largo delle coste nord Adriatiche italiane, che i pescatori locali le hanno sempre chiamate "tegnùe" per la loro capacità di trattenere e rompere le reti. Anche se temute per i danni che possono arrecare, le tegnùe sono sempre state apprezzate per la loro elevata pescosità.

Di tegnùe ve ne sono un po' in tutto l'Adriatico settentrionale, ma le formazioni più estese e meglio conosciute sono quelle al largo di Chioggia, con un’estensione complessiva di 2.656 ha ed una lunghezza di 35 km;

Particolarmente appariscenti, per forme e colori, sono le spugne, le ascidie coloniali e gli anemoni. Le rocce brulicano di ofiure e crostacei, dai piccoli paguri, fino ai maestosi astici. Tra i pesci è possibile osservare una moltitudine di bavose, castagnole, sacchetti e scorfani, non mancano i grandi gronghi e le corvine, inoltre è possibile osservare anche banchi di merluzzetti .

Il valore naturalistico di questo habitat è stato riconosciuto e protetto con l'istituzione, nell'agosto 2002, di una Zona di Tutela Biologica delle Acque Marine che ha introdotto il divieto di pesca, sia quella professionale e sia quella sportiva. Inoltre  sono regolamentate le immersioni di tipo ricreativo, consentendo gli ancoraggi esclusivamente ad appositi gavitelli previa comunicazione

L'area protetta è stata promossa dal Comune di Chioggia, da Enti di ricerca ed Università, dalla Regione Veneto, dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, dalla Capitaneria di Porto, dalle associazioni dei pescatori e dagli operatori turistici..Oggi tutti questi soggetti operano insieme, nell'ambito dell'Associazione Tegnue di Chioggia, per salvaguardare e valorizzare questo ambiente unico.

Fin dal XVIII secolo era già ben nota la presenza di rocce sommerse al largo delle coste nord Adriatiche italiane, che i pescatori locali le hanno sempre chiamate "tegnùe" per la loro capacità di trattenere e rompere le reti. Anche se temute per i danni che possono arrecare, le tegnùe sono sempre state apprezzate per la loro elevata pescosità.

Di tegnùe ve ne sono un po' in tutto l'Adriatico settentrionale, ma le formazioni più estese e meglio conosciute sono quelle al largo di Chioggia, con un’estensione complessiva di 2.656 ha ed una lunghezza di 35 km;

Particolarmente appariscenti, per forme e colori, sono le spugne, le ascidie coloniali e gli anemoni. Le rocce brulicano di ofiure e crostacei, dai piccoli paguri, fino ai maestosi astici. Tra i pesci è possibile osservare una moltitudine di bavose, castagnole, sacchetti e scorfani, non mancano i grandi gronghi e le corvine, inoltre è possibile osservare anche banchi di merluzzetti .

Il valore naturalistico di questo habitat è stato riconosciuto e protetto con l'istituzione, nell'agosto 2002, di una Zona di Tutela Biologica delle Acque Marine che ha introdotto il divieto di pesca, sia quella professionale e sia quella sportiva. Inoltre  sono regolamentate le immersioni di tipo ricreativo, consentendo gli ancoraggi esclusivamente ad appositi gavitelli previa comunicazione

L'area protetta è stata promossa dal Comune di Chioggia, da Enti di ricerca ed Università, dalla Regione Veneto, dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, dalla Capitaneria di Porto, dalle associazioni dei pescatori e dagli operatori turistici..Oggi tutti questi soggetti operano insieme, nell'ambito dell'Associazione Tegnue di Chioggia, per salvaguardare e valorizzare questo ambiente unico.

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